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so in testa e si allontanava per vederne l effetto: mutava
il nastro rosso in un nastro azzurro, poi in un altro ver-
de, e si allontanava parimenti per coglierne il baleno ar-
tistico; arpeggiava con le dita sulle labbruzze di lei; la
ninnava cosí distrattamente da soffocarla.
Si era quasi disamorata dei bambini delle sue viscere
per quella figliuola del suo latte.
Come Veronica ebbe spoppata Letizia amareggiando
le mamme con il succo della corteccia di noce, il conte
di Riverenza non volle ancora ritirare presso di sé la
bambina, e la lasciò alla Veronica, finché le avesse inse-
gnato a mangiare da sé.
Era bello alla sera vedere Veronica accoccolata su
uno sgabello basso, attorniata da un semicircolo di bam-
bini, a cui essa faceva chss chss! Ed i bambini aprivano
le bocche come tanti uccellini. E Veronica, inzuppando
delle fette di pane nelle uova del tegame, ne impippiava
l uno e poi l altro secondo un ordine certo di età e di di-
gnità. Sempre la mollica piú unta alla contessina, sempre
la crosta piú asciutta ai suoi piccoli& Qualche volta Ve-
ronica rompeva l ordine designato; saltava qualcheduno
dei suoi uccellini: minchionava la bocca piú spalancata e
piú affamata, e sfruconava, impilottava un bel boccone
nella bocca piú modesta che se lo aspettava meno.
Oh, come è stupenda una donna quando imbocca dei
bambini!
Allorché la contessina Letizia ebbe cinque anni, la ba-
lia la ricondusse al castelletto di Riverenza, e quivi la
piantò con un tradimento promettendole che sarebbe
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Giovanni Faldella - Le «Figurine»
subito ritornata. Ma la contessina non vedendola a com-
parire si aggaiò a piangere, a strillare, come le venisse un
assalto di bachi; onde il conte fu costretto a richiamare
Veronica ed allogarla nel castelletto, finché la bambina
si fosse avvezzata a starvi da sola.
Vi si assuefece presto; imperocché a lei piacquero to-
sto le anitre, che movevano la coda breve e passeggiava-
no come grasse e nane fruttaiuole nel cortile e poi face-
vano la flotta diritta e placida nel rigagnolo: le piacquero
i volti da pera e da ciliegia, che avevano i figliuoli del
massaio; le piacque il rumoreggiare e lo svettare dei
pioppi, le cui foglie hanno la forma tra le picche e i cuo-
ri delle carte e friggono continuamente di moto e di co-
lorito: le piacquero la frescura e la vita, che manda la
campagna larga alla testa e ai polmoni.
* * *
La balia ritornò a casa sua. Rimase Letizia al castellet-
to con suo padre, che le faceva delle carezze periodiche,
come il suo cuore obbedisse ad un movimento, ad un
oriolo o ad un comando militare.
Venne dal Comune di Breccia la maestra ad insegnare
a Letizia il leggere, lo scrivere e il ricamare. Era una
maestra timida, seria e secca, un anima che indietrava,
incapace di amare se stessa; altro che infondere amore in
altri!
Onde il piú vivo affetto di Letizia rimase sempre per
la balia Veronica.
Letizia in quel lusso e in quella benedizione di aria e
di ogni prosperevolezza fisiologica, senza niuna stan-
chezza intellettuale, veniva su bella, straordinariamente,
sfolgoratamente. Metteva un fusto da cavallerizza un-
gherese, un onda da divinità greca, una testa eretta, pie-
na di libertà classica.
Quando alla domenica si recava in paese per assistere
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Giovanni Faldella - Le «Figurine»
alla messa bassa della Confraternita del SS. Sacramento,
i contadini salutandola si sentivano saettare e smorire il
rosso sulla faccia. Dopo la messa Letizia andava sempre
a mangiare la polenda con le braciuole a casa della balia.
Era una gloria per questa, invidiata da tutto il contado.
I coscritti di Breccia usano, prima di partire per il reg-
gimento, fare un ballo pubblico, a cui si presentano con
un nastro tricolore all occhiello.
Un anno i coscritti si intestarono a volere che quel na-
stro fosse intrecciato dalla contessina Letizia. Ed essa
acconsentí. Ebbene, tutti quei giovanotti in segreto, sen-
za che l uno sapesse dell altro, baciarono il nastro tocca-
to da lei: niuno nell arruffio del ballo lo ha perduto.
Tutti, ballando freneticamente con la loro amorosa, sen-
tivano di voler bene a questa, ma sentivano parimenti di
adorare Letizia sopra la sozia del loro cuore. Eppure
con la contessina non avrebbero mai osato entrare in di-
scorsi d amore; perché l avrebbero creduta una profana-
zione, anzi un sacrilegio; perché eglino amavano lei co-
me una madre santa, come una Madonna dei miracoli.
I contadinotti, quando sono brilli dal gridare, dal bal-
lare e dal bere, si permettono di diventare patrioti, e
provano, cosí in confusione, un pizzicore di menar le
mani per Savoia o per l Italia.
Ma i coscritti di Breccia quel giorno sopra la patria e
sopra tutto sentirono la contessina Letizia.
E verso notte, mentre sonava l Avemmaria, una limpi-
da ed allegra Avemmaria, tutti quei bifolchi, giovani ed [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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